È noto che nella popolazione generale l’emicrania affligge le donne con una prevalenza di circa il 15%, con un rapporto di 2-3 volte maggiore rispetto agli uomini, poiché in stretta relazione con le fluttuazioni ormonali e quindi con la vita riproduttiva della donna stessa: menarca, gravidanza/puerperio e menopausa.

Durante la gravidanza, proprio perché scompaiono queste fluttuazioni, per i costanti e aumentati livelli di estrogeni in associazione all’incremento delle beta endorfine la cui concentrazione aumenta in questo periodo, si può osservare un miglioramento degli attacchi emicranici nel 86%, se non addirittura una regressione nel 70% delle donne.

Ma se il miglioramento non si manifesta entro la fine del primo trimestre, in una discreta percentuale, variabile tra il 20 e l’80%, l’emicrania tende a peggiorare o a rimanere invariata nel suo andamento e nelle sue caratteristiche; inoltre in alcune donne (1,9%) può insorgere per la prima volta nei primi tre mesi di gestazione, manifestandosi con i sintomi tipici dell’aura.

Le ragioni del peggioramento dell’emicrania in gravidanza non sono ancor oggi del tutto capite e poco è conosciuto in merito al trattamento anti-emicranico durante questo particolare periodo. Precedenti studi hanno evidenziato che queste donne continuano ad assumere con le stesse modalità paracetamolo (22,5%), antinfiammatori non steroidei (FANS) (7,1%), non rendendosi conto che non tutti i farmaci sono sicuri durante questo periodo.

Un recente studio di popolazione condotto in Norvegia tra il 1999 e il 2006 su una casistica di donne in gravidanza, si è posto così l’obiettivo di identificare quali fossero le caratteristiche materne associate alla persistenza di emicrania e la scelta del trattamento anti-emicranico nel primo trimestre di gravidanza, quando il feto è maggiormente vulnerabile (Cephalalgia 2009; 29:1267-1276).

Di 60.435 donne gravide, 6.580 presentavano una storia di emicrania (10,9%). Di queste, 3.480 (5,8%) continuavano ad avere attacchi emicranici durante i primi 5 mesi di gravidanza e di esse il 72,6% riportava l’utilizzo di FANS nel 54,1% e di triptani nel 25,4%, ma anche di analgesici oppioidi nel 6,9%. Il paracetamolo era il farmaco più utilizzato nel 39,7% delle donne durante i primi 5 mesi di gestazione; mentre tra i triptani, il sumatriptan era quello più impiegato nel 10,5%; una piccola percentuale (2,2%) assumeva derivati ergotaminici.

I fattori significativamente associati alla persistenza di emicrania erano un elevato indice di massa corporea (BMI>25 kg/m2) prima della gestazione, una durata di sonno inferiore alle 5 ore, lo stato di disoccupazione, la presenza di depressione o asma precedente e al momento della gravidanza, l’aspettativa lavorativa, la sospensione di antidepressivi ed elevati valori di pressione arteriosa al momento della gravidanza. Il dolore alla schiena, al collo o alle spalle, che venivano segnalati durante questo periodo, non venivano messi in relazione all’e micrania.

La presenza di un’aumentato BMI, di essere in aspettativa e di dormire di meno si associavano in modo significativo all’impiego di una terapia sintomatica simile a quello riportato prima della gestazione.
Gli autori concludono che questi dati rivestono un particolare interesse dal momento che donne con queste caratteristiche non solo continuano ad avere mal di testa ma anche ad assumere nel primo trimestre antinfiammatori non generalmente raccomandati o farmaci di combinazione che sono solitamente controindicati, probabilmente per scarsa informazione riguardo gli effetti collaterali dei farmaci in gravidanza o perché non consapevoli di essere in stato di gravidanza durante l’a ssunzione del trattamento analgesico.

Dal momento che lo stile di vita e la comorbilità (obesità) sembrano influenzare la persistenza di emicrania e la necessità di una terapia anche nei primi mesi di gestazione, è fondamentale provvedere con un’adeguata informazione riguardo la sicurezza del farmaco per limitare il rischio di effetti indesiderati sul nascituro; la maggior parte dei farmaci sintomatici impiegati per combattere l’emicrania sono controindicati in tutto il periodo di gravidanza o vanno impiegati con cautela, perché nei primi tre mesi possono causare malformazioni (soprattutto tra la terza ed undicesima settimana) e rallentamento della crescita e dello sviluppo del feto e/o provocare effetti indesiderati durante il travaglio o il parto.

Inoltre è stato recentemente messo in evidenza che una gravidanza accompagnata da attacchi emicranici frequenti soprattutto con aura favorirebbe l’insorgenza di complicanze vascolari che esporrebbero la donna ad un rischio maggiore di malattie cardio-cerebrovascolari.

Poiché nelle donne con emicrania in gravidanza si rende necessaria una terapia sintomatica riportiamo in tabella 1 una guida ai farmaci che possono essere sicuri (NR: Nessun Rischio) in gravidanza, raccomandando di chiedere sempre il parere del proprio medico o dello specialista.

Tabella 1. Guida all’utilizzo dei farmaci nel trattamento dell’a ttacco emicranico in gravidanza e durante l’allattamento(Allais G et al, Minerva Med 2003)

Farmaci

trimestre

trimestre

trimestre

Allattamento
Aspirina

FANS

Paracetamolo

Codeina

Caffeina

Metoclopramide

Proclorperazina

Butalbital

Ergotamina

Sumatriptan

PS

PS

NR

DI

PS

PS

PS

PS

CI

PS

PS

DI

NR

PS

PS

PS

PS

DI

CI

PS

EVITARE

EVITARE

NR

EVITARE

PS

PS

PS

DI

CI

CI

EVITARE

PS

NR

NR

PS

EVITARE

PS

DI

CI

DI

PS: Probabilmente sicuro NR: Nessun Rischio CI: Contro Indicato DI: Dati Insufficienti