La mia emicrania è sempre stata un’attesa per diversi motivi, dai giorni più bui della malattia, fino ad oggi, ad una pacifica convivenza con essa. Per anni ho vissuto in attesa dell’emicrania e puntualmente arrivava nelle occasioni che mai avrei voluto che arrivasse. Compleanni dei figli, feste a scuola, cene con familiari e amici. E ancora di più… tranquille domeniche al mare, viaggi, vacanze, in montagna. Niente da fare: ogni volta, in occasione di un evento speciale o meno, dicevo a me stessa:”questa volta non arriva, non ci penso, non arriverà..!!” Ma ahimè…La mia emicrania arrivava solenne ed imperiosa. Essa si annunciava con il suo manto argentato e stellato di aura nel suo giardino preferito del mio occhio destro e scatenava la sua furia di dolore rabbioso, arricchito di spilli appuntiti, nel pozzo nero della mia testa. Dolore, rovina, frustazione, inadeguatezza, tante lacrime….emozioni e sentimenti forti e contrastanti che ho vissuto per me stessa e tanta pena per chi mi ha vissuto accanto. Un greve senso di sudditanza. Vivo con l’emicrania da 41 anni, più anni che con la persona che amo. Vivo ancora nell’attesa che l’emicrania mi lasci, invece si è modificata e si è peggiorata negli anni. Aspetto che qualcuno mi dica: “è finita…tutto è finito…ora stai bene…non soffrirai più.” Aspetto, aspetto, e aspetto ancora. La regina della mia testa regna, regna ancora sovrana. Però essa è consapevole di avere perso il suo comando, non spaventa più, non è più potente come allora…le mie lacrime non sono più per lei. Vivo in una cittadina di mare sull’Adriatico. Spesso, nella stagione invernale, passeggio in riva al mare, là dove si sente il suo rumore e il suo profumo. Mi piace passeggiare sulla battigia dopo una mareggiata. Ciò che il mare riversa a riva dopo una tempesta, è drammatico: conchiglie frantumate in mille pezzi, pesci morti, bottiglie di plastica, borse di nylon, tronchi di alberi, scarpe rotte, vestiti strappati e tante e tante altre cose….mi piace paragonare questa bruttura alla mia emicrania. La stessa rivoluzione, la stessa confusione, la stessa sensazione di un cattivo odore di fradicio. Dentro me stessa. Con un gesto del tutto naturale e disinvolto, per la prima volta, ho alzato lo sguardo, dalla battigia verso il mare aperto, verso l’orizzonte infinito. Un mare calmo, una tavola di un colore azzurro, intenso. Oggi. La mia emicrania: un’attesa di benessere!
Clelia Tonini