La sindrome metabolica è un’entità clinica caratterizzata da vari quadri patologici in associazione fra di loro: obesità (soprattutto a livello addominale), dislipidemia (incremento dei livelli di colesterolo e/o di trigliceridi), ipertensione arteriosa, diabete conclamato o almeno intolleranza agli zuccheri.
Probabilmente tale quadro sindromico è dovuto all’interazione di fattori genetici, ormonali e di stili di vita particolari (introduzione eccessiva di calorie, eccessiva assunzione di zuccheri, assenza di attività fisica eccetera). Tale sindrome sta diventando un vero e proprio problema sociale, soprattutto nelle popolazioni con un più alto tenore di vita, a causa del crescente numero di pazienti coinvolti ma soprattutto per l’aumentato rischio che essi hanno riguardo all’insorgenza di patologie cardiovascolari e per le complicanze del diabete cui possono andare incontro.

Si è rilevato, studiando campioni di popolazione, che è una patologia più frequente dopo i 50 anni, quando arriva a percentuali di coinvolgimento di circa il 30 per cento dei maschi e di circa il 35-40 per cento delle femmine. Pertanto, nelle donne, dopo la menopausa, la sindrome metabolica ha una prevalenza nettamente più elevata.

Negli ultimi anni l’attenzione su tale sindrome è aumentata poiché è una patologia sempre più diffusa, soprattutto nei paesi industrializzati e che coinvolge maggiormente il sesso femminile, da tempo si ricerca e studia anche un’eventuale sua associazione con le cefalee primarie più frequenti quali la cefalea tensiva e l’emicrania, più frequente nel sesso femminile.
In aprile 2013 è stato pubblicato uno studio ad opera di neurologi turchi, operanti nel Dipartimento di Neurologia del FSM Teaching and Research Hospital di Istanbul.
Gli autori hanno esaminato 120 soggetti (89 donne e 31 uomini), di età variabile dai 29 agli 84 anni, con diagnosi di sindrome metabolica secondo criteri ben definiti in letteratura (NCEP ATP-III), indagando un eventuale associazione della sindrome metabolica con emicrania o cefalea tensiva.

Da sottolineare, tra i risultati di questo studio, perché rilievi meritevoli di ulteriori indagini, i seguenti dati:

  1. nel gruppo degli emicranici si sono riscontrati valori di trigliceridi significativamente più elevati, rispetto ai gruppi di pazienti con cefalea tensiva ed ai pazienti senza cefalea; la durata degli attacchi di cefalea sembrava essere incrementata nei pazienti con bassi livelli di colesterolo HDL;
  2. nel gruppo dei tensivi vi era una correlazione fra valori sistolici elevati ed incremento nell’uso di analgesici ed una correlazione inversa fra riduzione di assunzione di analgesici e livelli di colesterolo HDL (il cosiddetto “colesterolo buono”).

In conclusione: nei pazienti con cefalea primaria andrebbe sempre considerata un’eventuale associazione con la presenza di sindrome metabolica, indagando se coesistono ipertensione arteriosa, dislipidemia, obesità.
Su tale argomento, interessante perché coinvolge patologie molto diffuse nella popolazione, torneremo nei prossimi mesi per informare su ulteriori studi pubblicati di recente.

Bibliografia

Eren Gozke, Muge Unal, Hayriye Engin, Nurbanu Gurbuzer
An observational study on the association between Migraines and Tension type Headaches in patients diagnosed with Metabolic Syndrome”.
ISRN Neurol. 2013, 147065